Il governo Meloni in Consiglio dei Ministri ha portato un decreto volto a mettere in pratica una parte della riforma fiscale che il Parlamento aveva già votato nel mese di agosto. In particolare, il testo riguarda il concordato preventivo biennale: a partire dal 2024, partite Iva e aziende piccole e medie potranno mettersi d’accordo con il Fisco su quante tasse versare, e in cambio non riceveranno nessun controllo. Il concordato potrà durare due anni ed essere rinnovato per altri due. L’anno prossimo dovrebbe essere possibile fare domanda per aderire al concordato entro luglio.

Per tutti tranne che per le grandi aziende (che avranno un regime agevolato diverso, chiamato ‘cooperative compliance’), c’è quindi la possibilità di fare un patto per bloccare le tasse su un livello fisso. A guadagnarci sarà chi nei due anni successivi ha entrate maggiori del previsto, visto che pagherà meno tasse. E ovviamente rappresenta un vantaggio anche per chi vuole evitare controlli approfonditi da parte dell’Agenzia delle Entrate. L’Erario, dal canto suo, ipotizza di poter incassare 760,5 milioni di euro.

Una dinamica simile era già stata introdotta nel 2003 dal secondo governo Berlusconi.

Chi sarà escluso dal concordato preventivo

L’accordo è rivolto ai contribuenti con la partita Iva ‘esercenti attività d’impresa, arti o professioni, sia quelli che versano le imposte forfait, sia quelli che applicano gli indici sintetici di affidabilità’. Come abbiamo detto sono escluse le grandi imprese. Ma non solo.

Sono stati posti inoltre paletti a difesa di un’applicazione trasparente: l’indicazione nella dichiarazione dei redditi di dati non corrispondenti a quelli comunicati, ai fini della definizione della proposta di concordato, ad esempio, impedisce l’accesso. Oppure ancora: i contribuenti sottoposti agli indici di affidabilità fiscale, i vecchi studi di settore, dovranno avere un voto alto per aderire al concordato: almeno otto. Oppure, se hanno un voto basso e possono, aggiorneranno i dati in possesso dell’amministrazione. Inoltre non devono avere debiti tributari o aver almeno estinto quelli oltre i 5.000 euro.

Esclusi anche quelli che non hanno presentato le dichiarazioni dei redditi o hanno ricevuto condanne ad esempio per “dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti”. Ci si potrà mettere in regola per superare alcuni di questi ‘semafori rossi’ e proprio per questo il governo conta di incassare 748,1 l’anno prossimo e 12,3 milioni nel 2025. Si tratta di somme che comunque non mette a bilancio.

Quando entrerà in vigore il ‘patto’ col Fisco e come aderirvi

Il testo che disciplina il concordato preventivo è sul tavolo oggi in Consiglio dei Ministri. Passerà successivamente alle Camere per il parere prima del passaggio definitivo e l’entrata in vigore già dal prossimo anno.

Entro aprile 2024, l’Agenzia delle Entrate dovrà mettere a disposizione (a regime la scadenza è il 15 marzo 2024) il modulo per chiedere di aderire al concordato preventivo biennale. La domanda andrà inoltrata da parte dell’azienda o dal titolare di partita Iva entro luglio 2024, mentre negli anni successivi la scadenza sarà a giugno. Come detto alla fine del biennio l’accordo si potrà rinnovare: il Fisco può fare una nuova proposta, a cui il contribuente può aderire.

Altre novità della riforma fiscale

Quella del concordato preventivo non è l’unica novità. Per quanto riguarda il rapporto tra Agenzia delle Entrate e contribuenti il governo Meloni ha ribadito più volte di volerlo semplificare e rendere più “amichevole”, soprattutto per le imprese, puntando sulla “prevenzione” piuttosto che sulla “repressione”. Ci sarà anche una nuova possibilità nel caso di accertamenti. Innanzitutto sarà obbligatorio il dialogo, da parte dell’Agenzia delle Entrate, quando fa un accertamento e un eventuale verbale. In più, il contribuente potrà decidere di aderire e dialogare a sua volta. Mettendosi a disposizione del Fisco quando viene emesso un verbale, le sanzioni saranno dimezzate.

Due misure, infine, tentano di migliorare la lotta all’evasione fiscale. La prima prevede controlli più rapidi del Fisco negli altri Paesi dell’Unione europea, grazie a verifiche simultanee e scambi di informazioni più rapidi. La seconda introduce l’utilizzo di tecnologie innovative che si avvalgono anche dell’intelligenza artificiale: le banche dati delle varie amministrazioni dello Stato dovranno essere più integrate, e proprio l’intelligenza artificiale potrà essere tra i mezzi per indicare i contribuenti che sono più a rischio di evasione, sempre nel rispetto della privacy.

Conclusioni

In via di approvazione il concordato preventivo. Il provvedimento consiste in una sorta di patto tra Fisco e lavoratori autonomi o piccole e medie imprese, con cui si può stabilire un accordo sulle tasse da pagare nel prossimo biennio, senza ricevere controlli da parte dell’erario.

La misura, una volta concluso l’iter di approvazione, entrerà in vigore già nel 2024. Ma non sarà l’unica novità. Nelle intenzioni del Governo vengono portate avanti una serie di interventi volti a semplificare i rapporti tra fisco e contribuenti, rendendo più rapidi i controlli e avvalendosi anche dell’intelligenza artificiale.

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