- 13 Agosto 2021
- Posted by: Cesare Longo
- Categoria: ULTIME NOTIZIE

In seguito alla moltiplicazione delle cliniche e delle strutture sanitarie pubbliche o private, oggi gli infermieri si trovano spesso a lavorare in proprio. Iniziamo parlando delle diverse figure professionali esistenti, che per la FNOPI (Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche) sono:
- Infermiere
- Infermiere pediatrico
- Bio-architetto
- Assistente sanitario
Tali figure, per essere chiamate così, devono però aver ottenuto la laurea in scienze infermieristiche, conseguita in seguito a un percorso di studio e a un tirocinio. Si può poi decidere di lavorare in ospedali, cliniche, case di riposo oppure in strutture diverse come infermiere libero professionista. Vanno anche considerate come attività da freelance le prestazioni a domicilio per assistere malati, somministrare farmaci e fare medicazioni.
La FNOPI è un ordine vero e proprio, con una sua cassa previdenziale di riferimento, chiamata ENPAPI.
L’iscrizione all’ordine degli infermieri è obbligatoria perché rappresenta una forma di tutela verso i cittadini.
Lo Stato considera infatti abusivi gli infermieri non iscritti all’ordine.
Quando aprire la partita IVA
Prima di iscriversi alla cassa ENPAPI, gli infermieri che vogliono operare come liberi professionisti in maniera continuativa devono aprire partita iva per infermieri. È sempre consigliabile farlo attraverso il commercialista, che potrà consigliare al meglio riguardo alla scelta del regime fiscale di riferimento e a tutti gli aspetti contribuitivi.
Quanto costa aprire la partita IVA per un infermiere?
Per l’apertura della partita IVA, Fisco Consulting propone una tariffa unica di 70 euro IVA INCLUSA.
Nel corso dell’anno i costi da sostenere per la partita IVA sono fondamentalmente quelli relativi alle tariffe gestione contabilità.
Qual è il regime fiscale migliore per infermieri?
Meglio optare per regime regime forfettario o flat tax oppure per la contabilità semplificata?
Vediamo insieme le principali caratteristiche.
Tabella comparativa regimi fiscali
Regime forfettario o flat tax | contabilità semplificata | |
---|---|---|
Contributi previdenziali obbligatori | Si | Si |
Esenzione contributi previdenziali per chi è dipendente full time | Si | Si |
Sconto sui contributi previdenziali per chi è pensionato e possibilità di richiedere un supplemento della pensione | Si | Si |
Fatturazione elettronica obbligatoria | No | Si |
Tassazione agevolata | Si | No |
Si scaricano costi | No | Si |
Requisiti per adesione | Si | Accesso senza restrizioni |
Contabilità e dichiarazione dei redditi attività obbligatoria | Si | Si |
Pagamento iva obbligatorio | No | Si |
Partita IVA con regime forfettario 2020
Per gli infermieri all’inizio della loro professione, il regime forfettario o flat tax potrebbe essere la scelta ideale.
Offre un’imposta unica del 5% per i primi 5 anni, se non si è mai svolta la professione, che poi diventa del 15% dal sesto anno in poi. L’unico vero limite riguarda la soglia di reddito annuo, che non deve superare i 65.000 euro.
L’imponibile su cui si pagano le imposte è ottenuto sottraendo una percentuale del fatturato definita dal Codice ATECO di riferimento, che identifica l’attività.
Per il regime forfettario non è obbligatoria la fatturazione elettronica, ma si deve pagare il bollo sulle fatture, se di importo superiore a 77,47 euro.
Ecco un esempio pratico: Quante tasse paga un infermiere con il regime forfettario?
Ipotizziamo il caso di un infermiere pediatrico al suo primo anno come freelance.
Nel 2019 ha avuto un fatturato lordo di 30.000 euro. I
l coefficiente di redditività ATECO è identificato dalla cifra 86.90.29 ed è pari al 78%: l’imponibile su cui saranno pagati i contributi è quindi 23.400 euro.
I contributi ENPAPI sono deducibili dal fatturato e vanno sottratti prima di calcolare la quota di tasse del 5% da pagare allo Stato.
Contabilità semplificata
Chi non rientra nel regime forfettario, perché ha guadagnato oltre il limite di 65.000 euro, dovrà scegliere il regime in contabilità semplificata.
In questo caso tutte le spese per la professione possono essere detratte, non solo un forfait: si potranno quindi sottrarre i costi per acquistare garze, aghi e materiali sanitari, oltre alle spese per smaltire i rifiuti speciali e anche ai corsi obbligatori per l’aggiornamento della professione. In fattura si deve però inserire l’IVA, che va liquidata durante l’anno, diversamente dal caso del regime agevolato. Inoltre, la tassazione è più ingente: per un riferimento personale, è sempre buona cosa calcolare un 40-45 % in meno dal totale fatturato.
Ecco un esempio pratico: Simulazione tasse in contabilità semplificata
Ipotizziamo il caso di un’infermiera chenel 2019ha guadagnato 70.000 euro e ha avuto 20.000 euro di costi di gestione. Dall’utile lordo di 50.000 euro vanno sottratti i contribuiti ENPAPI e dal nuovo imponibile vanno tolte le tasse, ovvero l’IRAP del 3,9% e dal nuovo imponibile l’IRPEF della fascia di reddito equivalente e le addizionali IRPEF secondo comune o regione di residenza.
Come funzionano i contributi previdenziali
Come già anticipato, gli infermieri devono iscriversi obbligatoriamente alla cassa di riferimento, l’ENPAPI.
Contributi previdenziali da infermiere
Una volta aperta la Partita IVA da infermiere, dovrai iscriverti alla tua Cassa Previdenziale di riferimento, per poter versare i contributi che daranno luogo al tuo trattamento pensionistico.
Gli infermieri, come altre categorie di professionisti fanno capo ad una Cassa specifica: ENPAPI.
L’ENPAPI prevede il versamento di tre tipologie di contributi previdenziali, ovvero:
#1 Contributo soggettivo
Per l’anno 2020, l’ENPAPI richiede un contributo soggettivo, con aliquota pari al 16% del tuo reddito professionale netto. Dovrai, inoltre, versare un contributo minimo – a prescindere dai tuoi ricavi – che è pari a 1.600 euro.
È prevista la riduzione del contributo minimo (50%), per coloro che:
- non hanno compiuto 30 anni di età;
- sono iscritti da meno di 4 anni;
- hanno sospeso l’attività lavorativa per almeno 6 mesi consecutivi nel corso dell’anno solare.
#2 Contributo integrativo
È previsto, poi, un contributo integrativo pari al 4%, da applicare su tutti i corrispettivi lordi (comprese le prestazioni sanitarie soggette ad esenzione IVA), o al 2%, per i servizi resi verso pubbliche amministrazioni.
Questa percentuale può essere inserita – a titolo di rivalsa – direttamente in fattura. Anche in questo caso, all’infermiere è richiesto un contributo integrativo minimo che, per l’anno di imposta 2020, è pari a 150 euro.
#3 Contributo di maternità
Infine, è previsto un contributo di maternità, con un importo fisso stabilito, di anno in anno, da ENPAPI.
La fatturazione elettronica è obbligatoria?
La fattura elettronica è obbligatoria per tutti, tranne per chi opera nel regime forfettario.
Il lavoro degli infermieri è prezioso e importantissimo per la collettività: per vivere con tranquillità gli aspetti fiscali della tua professione, fatti assistere da Fisco Consulting nell’apertura della partita IVA da infermiere.
Non dovrai preoccuparti di scadenze e obblighi: avrai uno specialista a te dedicato, quando vuoi, per rispondere a tutte le tue domande.
Scrivici senza impegno via mail a office@fiscoconsulting.it
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