- 1 Marzo 2022
- Posted by: Cesare Longo
- Categoria: ULTIME NOTIZIE

Assegno unico, al via i controlli su 2,7 milioni di domande
Istruttoria sprint su 12 banche dati e verifiche a campione: solo le pratiche accolte verranno pagate nella seconda metà di marzo.
Sono dodici le banche dati pubbliche dove l’Inps, nelle prossime settimane, andrà a verificare – tramite controlli automatizzati – i requisiti per riconoscere (e poi calcolare) l’assegno unico universale per i figli. Parte così la fase di verifica sui 2,7 milioni di domande inviate all’istituto finora, entro fine febbraio, cioè in tempo utile per poter ricevere il nuovo contributo a partire da marzo 2022.
Istruttoria sprint per pagare a marzo
L’Inps ha promesso che, per chi ha fatto correttamente richiesta nei primi due mesi dell’anno, gli importi cominceranno a essere erogati dalla seconda metà di marzo. I tempi per le istruttorie, dunque, sono molto stretti. Per questo i controlli saranno per lo più automatizzati e massivi: per determinare il diritto alla prestazione (e la sua misura) l’istituto interrogherà varie banche dati interne ed esterne, grazie all’interoperabilità tra le piattaforme affinata negli ultimi anni a livello informatico. «L’assegno unico universale, dopo l’esperienza del reddito di cittadinanza, rappresenta il vero banco di prova dell’approccio once only che abbiamo adottato come istituto, ovvero non chiedere all’utente di comunicare dati che la pubblica amministrazione già conosce», afferma Maria Sciarrino, direttore centrale Inclusione e Invalidità civile dell’Inps.
I provider Spid consentiranno di autenticare il richiedente e l’accesso all’Anagrafe nazionale della popolazione residente servirà per verificare il requisito della residenza in Italia da almeno 2 anni, la cittadinanza, la genitorialità e la composizione del nucleo familiare (unitamente a una ulteriore verifica sull’Isee, se disponibile).
La check list proseguirà presso altri enti: l’agenzia delle Entrate per il pagamento delle imposte in Italia; il ministero dell’Interno per il possesso di un permesso di soggiorno valido (per cittadini extra Ue); le comunicazioni obbligatorie sui rapporti di lavoro (moduli Unilav) per verificare se i richiedenti percepiscono redditi e se il contratto è di almeno 6 mesi (per i non residenti in Italia); e il Miur per i riscontrare l’iscrizione dei figli con età tra i 18 e 21 anni ad eventuali istituti di formazione o corsi di studi.
Spetterà poi, internamente all’Inps, verificare i dati al casellario dei pensionati, l’elenco degli assegni al nucleo familiare erogati nel 2021 per il calcolo delle maggiorazioni, l’eventuale percezione del reddito di cittadinanza (per cui è prevista una procedura ad hoc di integrazione degli importi) e l’accertamento dei redditi da lavoro attraverso Uniemens, le denunce obbligatorie dei sostituti di imposta del settore privato con le informazioni retributive e contributive. E se presente, il tutto verrà riscontrato nella “preziosa” banca dati degli Isee dove tramite i codici fiscali si potranno riscontrare i confini del nucleo familiare e calcolare gli effettivi importi spettanti.
Si procede, insomma, per step: «Programmeremo anche l’estrazione di liste per alcuni controlli a campione, su nostra indicazione, da parte delle sedi Inps», chiarisce Sciarrino. «E in un secondo momento, sicuramente, si dovrà fare anche un’analisi del rischio frode – aggiunge -, intanto al momento stiamo mettendo a punto il software gestionale delle pratiche»
I possibili esiti e i rischi
La check list di controlli, infatti, si concluderà entro il 15 marzo e potrebbe portare a diversi esiti. Solo le domande «accolte» potranno essere messe in pagamento nella seconda metà del mese. In alternativa, l’iter può concludersi diversamente: istanza «respinta», «decaduta», «rinunciata», «in evidenza alla sede» (vuol dire che c’è qualche problema forse sanabile con un supplemento di istruttoria della sede Inps), «in evidenza al cittadino» (quando all’utente viene chiesto di integrare la domanda con della documentazione). Il rischio, visto l’elevata incidenza – pari al 56% – di domande inviate direttamente dal cittadino senza l’ausilio di un patronato abilitato, è che molte istanze in questa fase possano non essere accolte perché incomplete o difformi rispetto ai dati riscontrati. «In questa fase sarà molto importante gestire le informazioni di ritorno, dal call center e dai patronati, in modo da riadattare le nostre procedure in corsa», conclude Maria Sciarrino dell’Inps.
Il caso degli Iban «errati»
L’8% degli Iban inseriti non è corretto. In un recente comunicato l’Inps ha ricordato che l’Iban inserito nella domanda per l’assegno unico deve risultare intestato o cointestato al beneficiario della prestazione, fatta salva l’ipotesi di domanda presentata dal tutore di genitore incapace: in tal caso può essere intestato o cointestato al tutore, oltre che al genitore medesimo.
In base alle prime verifiche, infatti, è emerso che ben l’8% dei richiedenti ha indicato Iban con titolari differenti (ad esempio altri familiari).
La titolarità dell’Iban. La verifica sulla titolarità dell’Iban viene effettuata con Poste Italiane e con gli istituti di credito convenzionati. E qualora non venga accettata la corrispondenza tra il titolare e il codice fiscale del richiedente il pagamento verrà bloccato. Per evitare il blocco del pagamento è necessario accedere alla propria domanda e modificarla in tempo utile.
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