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BONUS MATRIMONI:Alle imprese sì, agli sposi no. In commissione Bilancio a Montecitorio non è passata la detrazione per gli sposi contenuta in un emendamento al Sostegni bis. Ha invece avuto il via libera il contributo a fondo perduto ai settori del wedding, dell’intrattenimento e dell’horeca (acronimo di hotellerie-restaurant-catering).

Cosa prevedeva il bonus sposi bocciato

Il bonus sposi – emendamento che non ha superato l’esame della commissione Bilancio – prevedeva una detrazione del 25% sulle spese per la cerimonia nuziale, fino a un massimo di 25mila euro. Quindi con un tetto massimo di sconto fiscale di 6.250 euro. Una misura che doveva valere per tre anni, dal 2021 al 2023 per le spese documentate, sostenute in Italia, legati alla celebrazione di un matrimonio. Il finanziamento previsto era di 40 milioni di euro. L’emendamento citava le spese per il servizio di ristorazione o di catering, per l’affitto dei locali, per il servizio di wedding planner, gli addobbi floreali, gli abiti degli sposi, il servizio di trucco e acconciatura e quello fotografico.

Contributo a fondo perduto al settore del wedding

Il decreto Sostegni bis stanzia invece 60 milioni per i settori del wedding, dell’intrattenimento e dell’horeca.

Per «mitigare la crisi economica derivante dall’emergenza epidemiologica da Covid-19», si legge nell’emendamento approvato, alle imprese dei settori del wedding, dell’intrattenimento, dell’organizzazione di feste e cerimonie e del settore dell’hotellerie-restaurant-catering (horeca), sono erogati contributi a fondo perduto 60 milioni di euro per l’anno 2021, che costituisce limite massimo di spesa.

Dieci milioni all’horeca

Dieci milioni di euro per il 2021 sono destinati alle imprese del settore dell’Horeca e un importo pari a 10 milioni di euro è riservato alle imprese operanti nel settore, diverso dal wedding, dell’intrattenimento e dell’organizzazione di feste e cerimonie.

Sarà un decreto del ministro dello Sviluppo economico, di concerto con il ministro dell’Economia, da adottare entro trenta giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto Sostegni bis, a fissare criteri e modalità per fruire dell’agevolazione.

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