FISCO CONSULTING

Le nuove professioni, legate principalmente all’ambito della Rete, offrono interessanti opportunità di guadagno, specialmente per i giovani che hanno una buona padronanza dei mezzi informatici. Un chiaro esempio è dato dal mondo degli e-commerce, oggi sempre più diffusi e redditizi, e da tutte le varie forme di vendita online.

Tra queste, il dropshipping merita una particolare attenzione, per i vantaggi che offre ai nuovi commercianti.

Dropshipping: che cos’è?

Il dropshipping è un metodo di vendita e di evasione degli ordini che non richiede lo stoccaggio fisico dei prodotti e delle merci in magazzino.

Invece, il negozio di dropshipping vende il prodotto e trasmette l’ordine di vendita a un fornitore di terze parti, che procede a spedire l’ordine al cliente.

Cosa intendiamo con l’espressione dropshipping? Facciamo subito un po’ di chiarezza, per coloro che non sono avvezzi al mondo degli e-commerce, ma vorrebbero intraprendere un’attività di commercio sul web.

Il dropshipping è una nuova forma di vendita online, che permette al venditore di commerciare dei prodotti che non sono fisicamente presenti nel suo magazzino. In alcuni casi, il venditore “A” si appoggia direttamente al produttore “B”, che detiene i prodotti nella propria sede, fino al momento della vendita. In altri casi, invece, il venditore “A” effettua le vendite per conto di un fornitore/grossista “C”, dotato di un proprio centro di stoccaggio.

Dunque, nel dropshipping, il venditore “A” ha il compito di pubblicizzare e promuovere la merce in vendita, concludendo in prima persona le transazioni. Una volta ricevuto l’ordine, il venditore “A” lo inoltra al produttore “B” (o al fornitore “C”), che provvederà ad effettuare la spedizione (occupandosi, dunque, dell’imballaggio, etc.).

Detto così sembra che il dropshipping porti a fare i “soldi facili”, ma in effetti non è proprio così: bisogna tenere debitamente conto del fatto che esistono tutta una serie di ostacoli e la gestione quotidiana è tutt’altro che semplice.

Tuttavia, bisogna anche dire che se si implementano le strategie giuste, è possibile fare sì che il dropshipping possa permettere la costruzione di un business di successo.

Se si ha già un’attività di E-Commerce affermata è possibile ricorrere al metodo del dropshipping per integrare i tuoi servizi già offerti e per migliorare l’attività economica.

Nonostante i punti di debolezza, il dropshipping può essere un potente strumento per i brand e per le aziende che vogliono migliorare le entrate monetarie.

Dropshipping: 5 verità fondamentali di cui nessuno parla

“È difficile mantenere un business facendo solo dropshipping, per non parlare di avviarne uno da zero”.

Ecco perché:

1. Margini di profitto bassi.

Certo, dal momento che non è necessario gestire il proprio inventario, le spese generali sono basse, ma lo sono anche i resi.

Investi meno soldi, ma introiti meno soldi. Ciò significa che devi vendere grandi volumi se vuoi realizzare un profitto.

Pensala così: per ogni vendita che concludi, la maggior parte dell’incasso va al fornitore.

Ciò che puoi guadagnare non è sufficiente per coprire le spese di marketing / pubblicità, manutenzione del sito, gestione degli ordini di vendita e copertura delle ore d’ufficio.

Secondo Fit Small Business, puoi prevedere le tue entrate monetarie utilizzando queste variabili:

  • Margine del 20%.
  • Tasso di conversione del 2%.

È quindi possibile calcolare una stima con questa equazione:

(Traffico x 0,02) x (Valore medio dell’ordine x 0,2) = Profitto

Inoltre, devi considerare il fatto che lo sconto sugli acquisti da produttori e grossisti sarà inferiore al 20%.

Questo non tiene conto di nessuna delle spese aggiuntive sopra menzionate che devi pagare dalla tua parte. Non è il profitto finale.

Per la maggior parte dei prodotti, dovrai ridurre i profitti per mantenere i prezzi di vendita competitivi. Se decidi di mantenere il margine del 20%, altre aziende saranno incentivate a ridurlo e a competere.

2. Business altamente competitivo

Per avviare un’attività di dropshipping è necessario un capitale limitato: questa bassa barriera all’ingresso comporta un’elevata concorrenza ed una netta riduzione dei margini.

Fondamentalmente, maggiore è la dimensione di un’azienda, più si possono ridurre i markup per offrire prezzi più bassi.

In buona sostanza, le piccole imprese devono tagliare i propri profitti per rimanere competitivi.

A peggiorare le cose, è la mancanza di un accordo esclusivo con i fornitori.

Ciò significa che i clienti possono acquistare esattamente gli stessi prodotti da ogni altro concorrente a un prezzo inferiore: perché dovrebbero acquistare da te?

3. Nessun controllo sulla catena di approvvigionamento

Nel dropshipping, si è condizionati dal fornitore: i dropshippers sono essenzialmente “intrappolati” nella catena di approvvigionamento, ma devono al contempo rassicurare il cliente in merito agli eventuali problemi che possono sorgere.

Inoltre, c’è necessità di più tempo per gestire tutte le comunicazioni e per risolvere tutti i problemi che possono sorgere.

Nel commercio elettronico, il servizio clienti è fondamentale e rappresenta una delle “punte di diamante” per distinguersi dalla concorrenza.

4. Problemi di responsabilità legale

Anche se questo non è un problema comune per i dropshipper, vale la pena menzionarlo. Alcuni fornitori sono ingannevoli e fraudolenti nei confronti dei partner commerciali: è possibile che utilizzino illegalmente un logo registrato.

Qualunque sia l’attività illegale è molto probabile che anche tu ne rimanga coinvolto.

5. Difficile costruire un proprio brand

Come i ghostwriter, i dropshipper devono essere consapevoli del fatto che il merito del lavoro svolto va a qualcun altro (il fornitore).

Se il prodotto che commercializzato è così sorprendente, è probabile che i clienti si concentrino principalmente sul brand del prodotto e dimenticano completamente l’esperienza di acquisto.

Partita IVA per Dropshipping: come fare?

Innanzitutto prima di procedere all’apertura della Partita IVA per Dropshipping, devi sapere che devi trovare fornitori con cui collaborare.

Valuta sempre una “rosa” di fornitori affidabili a cui puoi rivolgerti per gestire ed evadere gli ordini. Quindi, non ti fidare solo di un unico fornitore.

Inoltre, sceglie i tuoi fornitori valutando anche il fatto che ti possano pagare puntualmente.

Il fatto che l’attività di dropshipping sia svolta professionalmente e con continuità obbliga necessariamente ad aprire la Partita IVA.

Devi sapere fin da subito che la vendita online è stata disciplinata, per la prima volta, nel 1998, con il Decreto Bersani (D.Lgs. 114/98): ciò comporta il fatto che il venditore online si attenga alle medesime disposizioni previste per il commercio elettronico.

L’apertura della Partita IVA per dropshipping è gratuita e non comporta alcun aggravio di costi. Oltre all’ apertura della Partita IVA però, sarà necessario effettuare altre pratiche burocratiche.

Dovrai infatti iscriverti in Camera di Commercio, alla Gestione Commercianti INPS ed inviare la SCIA al Comune. Queste pratiche però prevedono un costo di circa 320 Euro.

Come per ogni altra attività di business aprire la Partita IVA comporta la necessità di scaricare il Modello approntato sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

Dopo averlo compilato in ogni sua parte deve essere trasmesso telematicamente dall’interessato, inviato tramite lettera raccomandata con ricevuta di ritorno, consegnato a mano o inoltrato da un Dottore Commercialista.

Il supporto e la Consulenza di un Professionista permette di espletare correttamente tutti gli steps necessari per aprire Partita IVA per Dropshipping e per scegliere il Codice ATECO corretto, oltre al regime fiscale più conveniente.

L’apertura della Partita IVA per Dropshipping comporta necessariamente la scelta e la comunicazione del Codice ATECO corretto per inquadrare l’attività di business svolta.

Il Codice ATECO per vendere tramite Dropshipping è il seguente:

47.91.10 – Commercio al dettaglio di prodotti via internet.

Partita IVA Forfettaria per Dropshipping: conviene?

Una volta scelto il Codice ATECO è necessario scegliere il regime fiscale più conveniente.

Il Regime Forfettario per il corrente anno 2020 comporta il rispetto dei seguenti requisiti:

  • non eccedere i 65.000 euro di fatturato annuo,
  • non eccedere un reddito lordo da dipendente o assimilato, superiore a 30.000 Euro,
  • non eccedere il limite di 20.000 euro per compensi al personale.

Tra i vantaggi derivanti dall’apertura della Partita IVA Forfettaria per Dropshipping:

  • esenzione fattura elettronica,
  • esenzione dall’IVA,
  • esenzione dalla ritenuta d’acconto,
  • tassazione IRPEF bassa con applicazione della Flat Tax al 5% o al 15%,
  • no Esterometro,
  • semplificazioni contabili.

Partita IVA per Dropshipping: altri obblighi fiscali e contributivi

Come per tutte le altre attività commerciali, anche per l’attività di Dropshipping è necessario effettuare l’iscrizione al Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio e segnalare al proprio Comune di Residenza la nuova attività di vendita online, attraverso la compilazione della SCIA.

Tutto ciò avverrà tramite la presentazione di una pratica telematica chiamata ComUnica, che potrà inviare qualsiasi Commercialista o intermediario abilitato. O se vorrai potrò occuparmene io stesso!

Partita IVA Dropshipping: Contributi Previdenziali

Devi sapere che l’apertura della Partita IVA per dropshipping comporta l’obbligo di iscriversi alla relativa sezione INPS Commercianti.

Di conseguenza, è necessario il versamento di contributi in una percentuale sia fissa che variabile:

  • contributi fissi: pari a 3.600 euro per i primi 15.000 euro di incasso;
  • contributi variabili, calcolati in percentuale sulla soglia eccedente.

Tutti coloro che decideranno di aderire al Regime Forfettario, hanno la possibilità di poter richiedere la riduzione del 35% dei propri Contributi INPS.

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DECRETO SOSTEGNI BIS – Contributi a fondo perduto, calcolo sui bilanci per valutare il reale danno subito dalle partite IVA a causa della crisi da Covid-19.

Dopo l’approvazione del DEF, nell’agenda degli impegni del Governo c’è la messa a punto del decreto Sostegni bis.

Dopo le anticipazioni già fornite dal Ministro Giorgetti, è il Premier Draghi ad annunciare le novità in cantiere in relazione al nuovo fondo perduto, nel corso della conferenza stampa del 16 aprile 2021.

Stando a quanto dichiarato dal Presidente del Consiglio, si sta valutando di sdoppiare il pagamento del nuovo contributo a fondo perduto, prevedendo l’erogazione di una quota in acconto e dell’importo “conguagliato” a saldo.

Il decreto Sostegni bis potrebbe quindi creare un nuovo metodo di calcolo per la seconda rata, basato su quanto emerso dal bilancio d’esercizio, o meglio dall’utile o dall’imponibile fiscale, accanto ad una prima rata erogata secondi i criteri già fissati dal decreto n. 41/2021.

L’obiettivo è duplice: da un lato, garantire l’erogazione rapida dei nuovi sostegni ma, in parallelo, attribuire a ciascun titolare di partita IVA un aiuto che sia calcolato in base alle reali perdite subite.

Fondo perduto con calcolo sui bilanci, nuovi sostegni con doppio pagamento: novità

Il requisito del calo del fatturato, ai fini dell’accesso ai contributi a fondo perduto del decreto Sostegni, è stato adottato al fine di garantire pagamenti rapidi alle imprese beneficiarie.

Ed è per questo che in vista del varo del decreto Sostegni bis – anche detto “decreto Imprese” – il Governo è intenzionato ad adottare un nuovo criterio di calcolo dei contributi a fondo perduto, un “indicatore di risultato di esercizio”.

Lo scoglio da superare è relativo però ai tempi.

Attendere l’approvazione dei bilanci vorrebbe dire rinviare l’erogazione dei nuovi aiuti al mese di luglio.

Ed è per contemperare l’esigenza di aiuti rapidi ed equità che si va profilando l’ipotesi di un pagamento doppio, in acconto e saldo.

Contributi a fondo perduto a rate: pagamento in acconto e saldo nel decreto Sostegni bis

Tra le ipotesi in campo, secondo quanto affermato dal Ministro Giorgetti ed evidenziato dal Premier Draghi durante la conferenza stampa del 16 aprile 2021, c’è quindi quella di sdoppiare il pagamento della nuova tranche di aiuti economici.

Il Ministro dello Sviluppo Economico ha affermato quanto segue:

se riusciamo a contemperare, diciamo così, l’approvazione dei bilanci ed eventualmente un’ulteriore anticipazione in termini di acconto, basata sul fatturato, per chiudere poi prevedibilmente nei tempi di giugno o luglio sui bilanci e dare una distribuzione equa, ecco, probabilmente avremmo realizzato compiutamente una più equa distribuzione degli indennizzi.

Le anticipazioni fornite alla Camera, in occasione del question time del 14 aprile 2021, aiutano a delineare il profilo dei nuovi contributi a fondo perduto, anche se è ancora tutto in divenire.

L’ipotesi di un pagamento in acconto, da erogare secondo i criteri di calcolo previsti dal decreto Sostegni n. 41, e di una seconda quota a saldo, basata sui risultati dei bilanci, garantirebbe un ristoro più equo alle imprese, che dal loro canto dovrebbero però attendere fino a giugno o luglio per l’erogazione dell’importo complessivamente spettante.

I tempi potrebbero però dilatarsi per le partite IVA che non presentano il bilancio. In tal caso, il calcolo della seconda quota di contributo spettante potrebbe essere effettuato in base all’imponibile fiscale, ma bisognerebbe attendere fino al 30 novembre 2021, scadenza per la presentazione della dichiarazione dei redditi.

Appare necessario specificare che si tratta solo delle prime ipotesi emerse. Il testo del decreto Sostegni bis è ancora in fase “embrionale”. Secondo le ultime anticipazioni, l’obiettivo dell’Esecutivo è di approvarlo in tempo brevi e possibilmente entro il mese di maggio.

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