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Una delle peculiarità di chi è iscritto alla Gestione Separata è che è il calcolo della pensione è tutto nel sistema contributivo. E questo vale sia per chi ha iniziato a versare a partire dal 1996 che per chi, avendo anche contributi prima di tale data, decide di optare per il computo in questa gestione.

Liberi professionisti senza cassa, co.co.co. e co.co.pro., lavoratori autonomi occasionali e con i voucher, ricercatori, assegnisti e dottorandi, amministratori: tutte queste categorie hanno in comune l’obbligo di iscriversi alla gestione Separata dell’Inps, per il versamento dei contributi previdenziali.

Considerando la discontinuità delle carriere lavorative al giorno d’oggi, non solo dei più giovani, sono dunque davvero numerosi i lavoratori iscritti alla gestione Separata, magari soltanto per aver lavorato per un breve periodo con i voucher, o con un contratto di collaborazione.

La pensione nella gestione Separata si calcola col sistema contributivo.

Il calcolo contributivo non si basa sugli ultimi stipendi o retribuzioni percepite come il sistema retributivo, ma sui contributi effettivamente versati nel corso dell’attività lavorativa, rivalutati e trasformati in rendita da un coefficiente che aumenta all’aumentare dell’età pensionabile.

Quanti contributi pagano gli iscritti alla gestione separata?

Gli iscritti alla gestione separata, per determinare i contributi dovuti, applicano aliquote diverse all’imponibile contributivo (che normalmente coincide col reddito). Vediamo quali:

  • collaboratori, assegnisti e dottorandi titolari di borse di studio: 34,23%;
  • amministratori, sindaci o revisori di società, associazioni e altri enti con o senza personalità giuridica: 34,23%;
  • componenti di collegi e commissioni: 33,72%;
  • venditori porta a porta e lavoratori autonomi occasionali con reddito oltre 5mila euro: 33,72%;
  • associati in partecipazione (con contratti ancora in essere) e medici in formazione specialistica: 33,72%;
  • lavoratori autonomi- liberi professionisti: 25,72%;
  • lavoratori pensionati o iscritti ad altre gestioni previdenziali: 24%.

Regole particolari sono previste per chi lavora con i voucher o con il nuovo contratto di prestazione occasionale o il libretto famiglia.


Per chi versa nella Gestione Separata le modalità di pensionamento sono le stesse che interessano la generalità dei lavoratori dipendenti ed autonomi con l’aggiunta delle pensioni esclusivamente contributive.

Si potrà, quindi, andare in pensione con:

  • 67 anni di età e con 20 anni di contributi se si opta per la misura di vecchiaia,
  • con 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini se si sceglie la pensione anticipata ordinaria,
  • con 64 anni di età e con 38 anni di contributi se si sceglie, ma solo per il 2022, la quota 102,
  • Con 63 anni di età è disponibile anche l’Ape sociale con 30 anni di contributi per disabili e caregiver e con 36 anni di contributi per i gravosi (i disoccupati autonomi non vi rientrano in quanto non percepisco la Naspi)

Oltre a queste misure che sono riconosciute a chi ha contributi sia prima che dopo il 1996, solo prima del 1996 e anche solo a partire dal 1996, per chi è nella Gestione separata ed ha versato solo a partire dal 1996 o opta per il cumulo in questa gestione, è possibile pensionarsi anche con le due misure contributive.

Le pensioni contributive permettono l’accesso alla pensione:

  • con 64 anni di età e con almeno 20 anni di contributi a patto che l’assegno spettante sia almeno di 2,8 volte l’assegno sociale INPS
  • a 71 anni e con almeno 5 anni di contributi.

Rispondiamo alla domanda di un lettore di Fisco Consulting che ci scrive:

“Buongiorno se è possibile vorrei sapere: a 57 anni compiuti e 20 anni di versamenti nella gestione separata si può andare in pensione? avendo accumulato circa 200 Mila € di contributi all’INPS. Grazie”.

In questo caso, quindi, il primo canale di ingresso alla pensione potrebbe aprirsi al compimento dei 64 anni.

Esempio di calcolo pensione gestione Separata

Per ricavare l’assegno di pensione a partire dai contributi, bisogna:

  • rivalutare i contributi accantonati ogni anno (che appaiono nell’estratto conto della gestione Separata, non è necessario ricavarli a partire dal reddito), in base alla media mobile quinquennale della crescita della ricchezza nazionale, ovvero all’incremento del Pil nominale, che comprende anche il tasso di inflazione che si registra anno per anno;
  • sommare i contributi rivalutati, ottenendo così il montante contributivo;
  • moltiplicare il montante contributivo per il coefficiente di trasformazione, una cifra espressa in percentuale che varia in base all’età, ottenendo così la pensione annua;
  • dividere l’importo per 13, per ottenere la pensione mensile.

In realtà, le operazioni di calcolo sono ancora più semplici, in quanto nell’estratto conto della gestione Separata appare anche il valore del montante contributivo totale rivalutato. Basta dunque applicare il coefficiente di trasformazione alla somma dei contributi rivalutati (valore che non è necessario calcolare) per conoscere la pensione annua lorda.

Come si trasformano i contributi della gestione Separata in pensione?

Ad oggi i coefficienti di trasformazione, che trasformano il montante contributivo della gestione Separata in pensione, risultano i seguenti, sino al 31 dicembre 2018:

  • se ci pensiona a 57 anni il coefficiente è pari a: 4,246%
  • se ci pensiona a 58 anni: 4,354%
  • 59: 4,468%
  • 60: 4,589%
  • 61: 4,719%
  • 62: 4,856%
  • 63: 5,002%
  • 64: 5,159%
  • 65: 5,326%
  • 66: 5,506%
  • 67: 5,700%
  • 68: 5,910%
  • 69: 6,135%
  • 70: 6,378%

Quando l’età, alla data del pensionamento, non corrisponde a “cifra tonda” (ad esempio, 57 anni e 6 mesi), sono aggiunte al coefficiente le relative frazioni di anno.

ESEMPO PRATICO:

Ipotizziamo che Mario possieda 50mila euro accreditati presso la gestione Separata e abbia 67 anni.

La sua pensione annua sarà pari a: 50.000 x 5,7%, cioè a 2.850 euro. La sua pensione mensile, che si ricava dividendo la pensione annuale per 13, sarà pari a 219,23 euro

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