- 7 Agosto 2021
- Posted by: Cesare Longo
- Categoria: Guide Fiscali

INGEGNERE, Hai appena conseguito la Laurea in Ingegneria e vorresti cominciare a lavorare come libero professionista?
In questa guida troverai tutte le informazioni necessarie per aprire la Partita IVA da ingegnere e dare inizio alla tua carriera nel settore. Vedremo insieme quali sono i passi da svolgere e quanto spenderai per tasse e contributi.
La figura dell’ingegnere non ha bisogno di particolari presentazioni. Si tratta, infatti, di una professione molto diffusa e richiesta sia in Italia che all’estero, che permette di intraprendere percorsi lavorativi assai diversi tra loro.
Secondo recenti statistiche, inoltre, la Laurea in Ingegneria si colloca ai primi posti in quanto ad opportunità di accedere al mondo del lavoro. Sono tantissimi i giovani ingegneri che, dopo aver concluso il percorso di studi, riescono ad ottenere un buon impiego presso aziende o enti pubblici, mentre altri preferiscono dedicarsi alla libera professione: una scelta, forse, più complessa, ma che nel tempo può regalare anche grandi soddisfazioni.
Ma come si diventa ingegneri?
Dopo un periodo di formazione, che termina con il conseguimento della Laurea Magistrale o Specialistica nell’ambito di maggiore interesse (dall’Ingegneria Civile all’Ingegneria Elettronica, le strade percorribili sono davvero tantissime), occorre sostenere anche l’esame di stato.
Ciò ti consentirà, infatti, di iscriverti all’Albo degli Ingegneri: un passaggio essenziale per poter esercitare la professione in piena regola.
L’iscrizione all’Albo, e dunque all’Ordine degli Ingegneri, ha costi variabili in base alla provincia ed avviene con modalità differenti a seconda sia del grado di istruzione, sia del campo di specializzazione. Esistono, infatti, due sezioni: quella A per gli ingegneri (laurea magistrale) e quella B per gli ingegneri junior (laurea triennale). Ad esse si aggiungono, inoltre, quattro macro aree dell’Ingegneria: Civile, Ambientale, Industriale e dell’Informazione.
A questo punto, avrai dinanzi a te due possibilità: lavorare come dipendente presso uno studio di ingegneria, un’impresa edile o una qualsiasi altra azienda che necessiti di un ingegnere all’interno del proprio organico, oppure svolgere l’attività come libero professionista.
Se ritieni che la seconda opzione sia più adatta a te, dovrai compiere anche un ultimo passo, ovvero aprire la Partita IVA da ingegnere per iniziare a lavorare e… fatturare!
Quale regime fiscale scegliere?
Durante la procedura di apertura della Partita IVA da ingegnere, ti verranno proposte due diverse opzioni per la scelta del regime fiscale. Per le attività recenti e, in generale, per chi ha un fatturato inferiore a 65.000 euro annui, la migliore soluzione rimane il regime forfettario. Di che si tratta? Facciamo subito maggiore chiarezza.
Il regime forfettario è un regime fiscale agevolato a disposizione dei contribuenti italiani dal 2015. Non esistono altri regimi fiscali che ti permettono di risparmiare così sulle tasse e che prevedono simili semplificazioni negli adempimenti. La particolarità di questo regime consiste, infatti, nella cosiddetta “imposta sostitutiva”, che prende il posto dei vari tributi, come IRPEF e addizionali, e che presenta un’aliquota davvero contenuta: si parte con il 5% sul reddito imponibile (per chi possiede i requisiti previsti per l’aliquota start-up) per i primi cinque anni, per poi arrivare al 15% a partire dal sesto anno (per tutti gli altri, invece, si parte direttamente dal 15%).
Il risparmio sulle tasse non è l’unico aspetto positivo del regime forfettario, anzi ve ne sono degli altri davvero interessanti. Ad esempio, i forfettari possono operare in franchigia IVA e, pertanto, potranno proporre servizi a prezzi ridotti, risultando così più competitivi rispetto alla concorrenza. Potranno, inoltre, fare a meno della fatturazione elettronica ed utilizzare una contabilità semplificata, senza obbligo di registrazione delle fatture.
Chi può accedere al regime forfettario?
Il regime forfettario è aperto a tutti i contribuenti che rispettano determinate condizioni, tra cui il limite di reddito annuo che, per il 2020, è pari a 65.000 euro. Tuttavia, sussistono altri requisiti di accesso e di mantenimento, per cui ti consigliamo di dare un’occhiata a questo articolo, per accertarti di poter usufruire delle agevolazioni.
Codice ATECO per ingegnere: quale scegliere?
Un altro passaggio importante, per ottenere la Partita IVA da ingegnere, riguarda la scelta del Codice ATECO.
Nel tuo caso, potrai scegliere tra i seguenti codici:
- 71.12.10 “Attività degli studi di ingegneria”
- 71.12.20 “Servizi di progettazione di ingegneria integrata”
In entrambi i casi, avrai un coefficiente di redditività pari al 78%, il che significa che, dal tuo fatturato lordo annuo incassato (ad es. 20.000 euro), verrà dedotta una quota fissa, pari al 22% (4.400 euro), per le spese forfettarie per legate all’attività. Sia l’imposta sostitutiva che i contributi previdenziali verranno, pertanto, calcolati solo sulla parte di fatturato (15.600 euro) incassato che, dedotte le spese, fa reddito (chiamata, in termini tecnici, reddito imponibile).
Contributi previdenziali per ingegneri: INARCASSA
Aprendo la Partita IVA da ingegnere – come abbiamo anticipato – dovrai provvedere al pagamento sia delle imposte, sia dei contributi previdenziali, che andranno a formare la tua pensione di anzianità.
Questi ultimi vanno versati alla Cassa previdenziale di riferimento, ovvero INARCASSA, e si dividono in:
- Contributo soggettivo → Obbligatorio per tutti gli iscritti a INARCASSA e calcolato in misura percentuale sul reddito professionale, con aliquota pari al 14,5% (per i redditi inferiori a 125.000 euro). È previsto un contributo minimo da corrispondere a prescindere dal reddito professionale, che per il 2020 è pari a 2.355 euro, frazionabile in 12 rate con cadenza mensile. Interamente deducibile dal reddito ai fini IRPEF.
- Contributo facoltativo → Un contributo volontario, con aliquota che varia dal 1% all’8,5% del reddito professionale dichiarato. Si parte da un minimo annuo pari a 205 euro, fino ad un massimo di 10.450,75 euro.
- Contributo integrativo → È pari al 4% del volume d’affari IVA prodotto nell’anno solare. Una parte di esso viene riconosciuta ai fini previdenziali (retrocessione), con aliquota variabile dal 25% al 50% a seconda del livello di anzianità contributiva maturata. Per l’anno 2020, è previsto un contributo minimo pari a 700 euro.
- Contributo di paternità/maternità → Va versato, insieme ai minimi del contributo soggettivo e integrativo, in due rate (30 giugno e 30 settembre di ogni anno). La prima rata 2020, che ha natura di acconto, è di 20 euro ed è pari al 50% del contributo riscosso nel 2019; la seconda rata sarà pari alla differenza fra quanto versato in acconto e l’importo definitivo del contributo deliberato. Anche questo contributo è deducibile ai fini IRPEF.
Per gli ingegneri under 35 che si iscrivono ad INARCASSA e che fatturano meno di 47.050 euro, è prevista la seguente riduzione dei contributi previdenziali (per i primi 5 anni e comunque non oltre il 35° anno di età):
- Contributo soggettivo:
- contributo minimo: riduzione ad 1/3 (€ 785,00 nel 2020);
- contributo percentuale: riduzione dell’aliquota di calcolo dal 14,50% al 7,25%.
- Contributo integrativo:
- contributo minimo: riduzione ad 1/3 (€ 233,30 nel 2020);
- contributo percentuale: nessuna riduzione.
Conclusioni
Come abbiamo potuto vedere nel corso di questa guida, il costo di una Partita IVA da ingegnere è meno pesante di quanto ci si aspetti.
Con FISCO CONSULTING hai sotto controllo, in qualsiasi momento, ogni aspetto relativo alla tua Partita IVA da ingegnere: dalla possibilità di emettere fatture alla previsione di imposte e contributi, fino alle prossime scadenze in arrivo. Inoltre, potrai usufruire dell’assistenza dedicata di un consulente, sempre disponibile per qualsiasi dubbio o esigenza.
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