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Riforma Fisco, verso l’Irpef a 3 aliquote: il disegno di legge delega approda in Cdm entro metà marzo

La novità principe è la conferma di portare l’Irpef da quattro a tre scaglioni di reddito, con relativa riduzione delle corrispondenti aliquote. Se i tempi saranno rispettati il disegno di legge di riforma del fisco dovrebbe approdare in Parlamento fra fine marzo e i primi di aprile

Già il governo Draghi, lo scorso anno, aveva ridotto scaglioni e aliquote da cinque a quattro nel tentativo di rendere più equa la principale imposta dello Stato che garantisce al sistema quasi la metà delle sue entrate, e che grava quasi esclusivamente sui lavoratori dipendenti.

Il governo Meloni passa ora da quattro a tre aliquote secondo una visione di riforma che il centrodestra immagina da tempo.

L’obiettivo è quello di ridurre l’imposizione fiscale generale, ma senza compromettere l’equilibrio dei conti. “Avvieremo un processo di riduzione del carico fiscale” ha assicurato il titolare del dicastero dell’Economia Giancarlo Giorgetti, aggiungendo però che la riduzione sarà un “processo graduale”.

L’ipotesi più probabile è che la riforma IRPEF riguardi sopratutto i redditi che vanno dai 15.000 ai 50.000 euro. Le ipotesi più probabili sono: nel primo caso ci sarà un accorpamento tra secondo e terzo scaglione. In questo caso si avrebbe un’aliquota più elevata di quella attuale. 

La seconda ipotesi rivede tutte le fasce di reddito sempre con tre scaglioni.

Il governo intende ricorrere a una revisione delle tax expenditures

In questi mesi, il gruppo di studio sulla riforma, creato al Mef da Maurizio Leo, ha elaborato diversi schemi di tenuta di un sistema a tre aliquote. “Penso che ci siano le condizioni per arrivare a un sistema a 3 aliquote, ci stiamo lavorando con la ragioneria” ha detto il viceministro. Per recuperare il mancato gettito si ricorrerà a una revisione, riduzione, delle agevolazioni fiscali, detrazioni e deduzioni, che ormai ammontano a oltre 600 e che, ha rilevato Leo, “cubano circa 156 miliardi” di mancate entrate. “Là si può intervenire. Se si fa una revisione attenta si possono trovare le risorse per calibrare meglio le aliquote”.

Nel 2022 l’Irpef ha portato alle casse dell’erario 205,8 miliardi di euro

Il precedente governo per ridurre le aliquote Irpef ha messo in bilancio una copertura di 7 miliardi di euro per i mancati incassi. Ora il governo Meloni tenta di andare oltre, ma agire sull’Irpef è impresa delicata se non altro perché si opera sul primo pilastro del sistema fiscale (l’altro è l’Iva). Secondo il Preconsuntivo del bilancio dello Stato diffuso oggi dal Mef, nel 2022 l’Irpef ha portato alle casse dell’erario 205,8 miliardi di euro. Di questi 81 circa provengono dai dipendenti del settore pubblico e 85,6 dai dipendenti del settore privato. Per avere un’idea delle proporzioni, le entrate tributarie complessive nel 2022 sono state 544,5 miliardi. L’Iva, pagata dai consumatori finali, ne vale 171,6 miliardi.

Il pacchetto che sarà presentato in Cdm dovrà riordinare “tutto il sistema tributario”. “Il fisco può essere una leva per accelerare la ripresa”, confida il viceministro Leo, professore e avvocato tributarista.

Non solo Irpef quindi ma anche intervenire sull’Ires, l’Iva e altri tributi minori, alcuni dei quali si possono anche eliminare”, rendendo più coerente l’ordinamento italiano con “le regole dell’Unione europea e internazionali” dice Leo.

Chi confida nella nuova riforma

Nella nuova riforma confidano i proprietari di negozi e locali commerciali, che da tempo chiedono di una cedolare secca (cioè un’Irpef ad aliquota agevolata) anche su questi immobili. Ma anche le famiglie delle Acli che vorrebbero poter detrarre dall’imposta il costo dei loro “dipendenti”, badanti, babysitter, assistenti domestici, equiparandone la spesa a quelle “sanitarie”. Ma la soluzione potrebbe anche essere di equiparare le famiglie alle imprese, prevedendo la deduzione del costo del dipendente dal reddito complessivo della famiglia.

Ipotesi di riduzione a 3 il numero delle aliquote Irpef 

-Il passaggio a 3 aliquote Irpef ha due ipotesi:

 la prima prevede 3 aliquote del 23%, del 27% e del 43% per un costo allo Stato di 10 miliardi di euro, la seconda prevede 3 aliquote Irpef del 23%, del 33% e del 43% per un costo di 6 miliardi di euro.

In particolare, la prima ipotesi prevede che le aliquote siano tre, con il primo scaglione che non verrebbe toccato, restando a 15.000 euro con un’aliquota al 23%. Il secondo scaglione arriverebbe fino a 50.000 euro. Non cambia niente per il terzo scaglione, ovvero per i redditi superiori a 50.000 euro. Ricapitolando:

  • 23% per redditi fino a 15.000 euro;
  • 27% per redditi tra 15.001 e 50.000 euro;
  • 43% per redditi sopra 50.000 euro.

Con la seconda ipotesi gli scaglioni sarebbero ugualmente tre, tuttavia, la prima fascia di reddito arriverebbe fino a 28.000 euro con aliquota al 23%. Il secondo scaglione arriverebbe a 50.000 euro con un’aliquota al 33%. Per i redditi sopra 50.000 l’aliquota resta 43%. Ricapitolando:

  • 23% per redditi fino a 28.000 euro;
  • 33% per redditi tra 15.001 e 50.000 euro;
  • 43% per redditi sopra 50.000 euro.

La Riforma Fiscale sarà presentata come una “legge delega” pertanto delinea i principi generici che poi andranno ad essere delineati in mediante decreti attuativi.

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