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Rottamazione quater delle cartelle esattoriali si avvicina. Il governo vuole aiutare i contribuenti in difficoltà con una nuova rateizzazione dei debiti, che perdonerà interessi e multe.

Secondo quanto detto dal ministro del MEF Daniele Franco, nella nuova rottamazione verrebbero inserite le cartelle relative agli anni 2018 e 2019, quindi immediatamente precedenti alla pandemia. 

La rottamazione quater potrebbe inoltre prevedere l’eliminazione di sanzioni e interessi, e il solo pagamento, ulteriormente rateizzato, dell’imposta dovuta.

Intanto dal 31 ottobre arriva lo stralcio per i vecchi debiti. Procede anche la lotta all’evasione, con nuove norme sulla privacy dei cittadini che limitano i poteri del Garante.

 Il Governo conscio che non è possibile riscuotere tutte le cartelle esattoriali, il fisco va verso il rinnovo della cosiddetta rottamazione delle cartelle, arrivata alla sua quarta versione. 

La decisione potrebbe essere presa a breve, e risulta necessaria se si guardano i dati relativi ai debitori dello stato. Oltre il 40% dei debiti sono cartelle sotto i mille euro, difficili e costose da riscuotere.

Intanto sta anche per entrare in azione lo stralcio dei debiti, un condono fiscale, che comincerà dal 31 ottobre. Questa norma fa riferimento a cartelle molto vecchie, risalenti al decennio 2000-2010, e a debiti di piccola entità, inferiori ai 5000 euro.

Se da una parte il governo sembra voler tendere la mano a chi non riesce a pagare le tasse, dato il periodo di crisi appena passato, dall’altro sembra pronto a combattere l’evasione fiscale volontaria con ogni mezzo. Nel Decreto Capienze, approvato la scorsa settimana, è presente un articolo che permette agli accertamenti del fisco di scavalcare alcune norme della privacy. 

Rottamazione quater, la situazione delle cartelle

I condoni, in particolare quelli fiscali, sono sempre un’operazione che lo stato compie controvoglia. Comportano spese ingenti, consistono di fatto nell’accettare di non riscuotere debiti dovuti, e finiscono per incoraggiare comportamenti illegali che ledono l’intera comunità nazionale.

Ma in determinati casi perdonare condotte scorrette può essere paradossalmente conveniente per lo stato. In particolare se si fa attenzione ad avvantaggiare chi legittimamente si è trovato impossibilitato a pagare le tasse, e non chi le ha consapevolmente evase.

La situazione delle cartelle esattoriali italiane ricade in parte sotto questo secondo scenario. Se si vanno ad analizzare i ruoli inevasi, si scopre che una percentuali largamente maggioritaria dei debiti verso lo stato, il 78%, è inferiore ai 1000 euro. 

Queste cartelle sono molto difficili da riscuotere. Questo comporta che lo stato finisce per spendere più di quanto non incasserebbe, e quindi è più propenso a condonare queste posizioni. Si tratta di 178 milioni di ruoli, per un totale di 56 miliardi di euro. 

Se a queste cartelle si aggiungono le altre categorie di debiti difficilmente riscuotibili, come quelli relativi a persone fisiche decedute o ad aziende fallite, oppure quelle dovute da aziende in fallimento, si arriva a quasi 400 miliardi di euro in cartelle che realisticamente non saranno mai riscosse. 

Su queste cause perse lo stato continua però ad investire tempo, personale e denaro come se effettivamente si potesse arrivare ad una soluzione. Se dal punto di vista legale sarebbe giusto che lo stato facesse di tutto pur di far rispettare la legge, dall’altro subentra un ragionamento puramente economico. Per il fisco non ha senso spendere più soldi di quanti potrebbe riscuotere, quindi meglio rottamare.  

Rottamazione quater, a chi si rivolge

Per fare in modo che la rottamazione delle cartelle non diventi semplicemente un altro condono di cui gli evasori potrebbero approfittare per sanare la propria posizione, il fisco deve calibrare con precisione la propria azione. 

Per questo la rottamazione quater sarà rivolta ad un pubblico preciso. Il ministro dell’economia Daniele Franco, braccio destro del presidente del consiglio Draghi, ha di recente informato le commissioni bilancio di Camera e Senato riguardo le intenzioni del governo verso i debitori. 

Per il ministro, che ha appena completato la nota di aggiornamento del documento di economia e finanza, si tratterebbe di prorogare ulteriormente i pagamenti delle cartelle antecedenti al periodo Covid. Si parla quindi di una rateizzazione ulteriore delle cartelle relative agli anni fiscali 2018 e 2019. In questo modo si aiuterebbero le famiglie in difficoltà a causa Covid, dando loro il tempo di recuperare il denaro necessario per pagare grazie alla ripresa economica.

Oltre alla semplice misura di rateizzazione del dovuto, il governo potrebbe accettare di diminuire il debito dei contribuenti morosi in un altro modo. Il fisco potrebbe rinunciare a riscuotere sia le sanzioni, quindi le multe applicate a chi non paga, sia gli interessi dovuti, riportando la cartella esattoriale alla sua cifra originale. 

Rottamazione quater, le cartelle covid

Se la rottamazione quater riguarderà soltanto il periodo antecedente alla pandemia però, cosa accadrà invece per le cosiddette cartelle Covid? Durante la pandemia infatti i governi che si sono succeduti, in particolare il secondo governo Conte, hanno tentato di dare ossigeno alle aziende e ai privati in difficoltà a causa delle chiusure. 

Durante questo periodo l’Agenzia delle Entrate ha rinunciato a riscuotere le tasse dovute, in modo da evitare di strozzare ulteriormente le famiglie la cui situazione economica era già messa a dura prova dalla pandemia.

Ora però che  l’emergenza va risolvendosi grazie alla campagna vaccinale e alle misure restrittive del Green Pass, il fisco ha intenzione di riscuotere le cartelle accumulatesi in due anni di tregua. Si parla di una platea di 18 milioni di contribuenti, e sono soprattutto persone fisiche più che aziende. 

A punto risulta il governo non avrebbe intenzione di alleggerire questo peso. Dal 2022 l’Agenzia delle Entrate tornerà a richiedere in toto la riscossione delle cartelle dei due anni precedenti. Questo preoccupa alcuni analisti, che vedono il peso delle tasse arretrate come possibile freno ai consumi, e quindi alla crescita economica che il nostro paese sta intraprendendo dopo il periodo pandemico.

Rottamazione quater, in arrivo anche lo stralcio

Non ci sono soltanto brutte notizie però sul fronte fiscale. Il 31 ottobre infatti inizierà lo stralcio dei debiti, che riguarda milioni di contribuenti. Si tratta di un condono fiscale che riguarda un’altra categoria di cartelle che difficilmente il fisco sarebbe in gradi di riscuotere, quelle molto vecchie.

Approvato con il decreto sostegni del 2021, questo condono punta a stralciare i debiti inferiori ai 5000 euro risalenti al decennio 2000-2010. Si rivolge soltanto a quei contribuenti che prima della pandemia, quindi durante l’anno fiscale 2019, hanno fatto registrare un reddito imponibile inferire ai 30.000 euro.

Non ci sarà alcuna procedura da seguire. Lo stralcio di questi debiti infatti, avvera in automatico e sarà gestito in autonomia dall’Agenzia delle Entrate Riscossione. Il contribuente interessato dal condono non dovrà fare altro che controllare la propria posizione presso il sito dell’Agenzia delle Entrate e verificare l’avvenuto condono. Il limite di 5000 euro non include però soltanto il debito che il contribuente ha accumulato tramite le tasse non pagate, ma anche le relative sanzioni e gli interessi, che in questo caso non vengono condonati.

Anche questa operazione rientra nella logica di convenienza economica di cui sopra. Lo stato rinuncia a riscuotere questi debiti perché le risorse che dovrebbe impiegare finirebbero comunque per costare più della cartella esattoriale non pagata.

Rottamazione quater, le nuove norme sulla privacy

Questa serie di iniziative operate dallo stato per venire incontro ai contribuenti in difficoltà non deve suggerire un ammorbidimento dell’atteggiamento del fisco nei confronti degli evasori fiscali. Il nero in Italia rappresenta ancora un problema enorme, che ogni anno sottrae miliardi alle casse dello stato e, di conseguenza, a quelle di ogni cittadino.

Proprio per sottolineare un rinnovato impegno al contrasto all’evasione, il governo ha introdotto nel cosiddetto Decreto Capienze, approvato la scorsa settimana, una norma che fornisce all’Agenzia delle entrate una nuova arma contro l’evasione. Il testo dell’articolo 9 infatti recita:

«Il trattamento dei dati personali da parte di un’amministrazione pubblica […] è sempre consentito se necessario per l’adempimento di un compito svolto nel pubblico interesse o per l’esercizio di pubblici poteri a essa attribuiti. La finalità del trattamento, se non espressamente prevista da una norma di legge o, nei casi previsti dalla legge, di regolamento, è indicata dall’amministrazione, dalla società a controllo pubblico o dall’organismo di diritto pubblico in coerenza al compito svolto o al potere esercitato».

Questo testo ha un duplice fine. Il primo è quello di consegnare nelle mani della pubblica amministrazione il potere di trattare i dati personali dei cittadini in maniera più libera, quando si tratta di andare a scovare illeciti. Dall’altro lato limita in maniera molto radicale i poteri del Garante della Privacy per quanto riguarda le riforme del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 

La riduzione del ruolo del Garante della Privacy

Quando si tratterà di utilizzare i fondi europei infatti, il Garante della Privacy avrà soltanto 30 giorni per esprimere il proprio parere nei riguardi di una specifica norma. Passata questa data, si potrà procedere a priori del parere del Garante.

Un’altra modifica introdotta da questo decreto è quella al Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali. In questo specifico caso le amministrazioni pubbliche potranno divulgare i dati dei cittadini in caso ritenessero che l’operazione fosse necessaria per fini pubblici. Anche questo passaggio modifica le prerogative del Garante della Privacy, che non potrà più intervenire in maniera preventiva, ma soltanto a procedimento avviato.

Una riforma tale, peraltro emanata per decreto in un contesto diverso da quello di una riforma organica della Privacy, è stata causa di preoccupazione per il Garante. Per questa ragione nei prossimi giorni i tecnici del governo e quelli dell’organo di garanzia si incontreranno per discutere di eventuali modifiche. Nel frattempo però l’agenzia delle entrate sarà libera di agire, sfruttando le nuove norme per dare la caccia agli evasori.

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