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Apertura partita IVA per informatici: costi, regimi fiscali e scadenze

Aprire la partita IVA è la scelta naturale per la professione dell’informatico, che solitamente collabora con diverse aziende e clienti. È raro, infatti, che il committente sia uno solo: nella maggior parte dei casi serve predisporre tutto il necessario per regolarizzare la propria posizione fiscale.

Cosa si intende per informatico?

L’informatico è una figura che si occupa di assistere privati e aziende su diversi progetti. Con l’avanzamento della tecnologia e la gestione digitale della maggior parte delle procedure, tale profilo professionale è diventato ormai indispensabile per diverse attività, come:

  • costruire siti web
  • realizzare o adattare sistemi gestionali
  • predisporre antivirus e sistemi di sicurezza per i sistemi
  • costruire programmi ad hoc

Ci sono molte sfumature, all’interno della professione: a seconda delle mansioni, si può trattare di tecnico informatico, sviluppatore di software, app IOS e Android, webmaster, specialista in CMS e piattaforme aziendali. E poi ancora sistemista (esperto in Unix, Linux, Windows server), specialista in data science, machine learning, intelligenza artificiale eautomazione industriale e infine programmatore PLC.

Quando si parla di informatico, si apre letteralmente un mondo.

Quando aprire la partita IVA

L’obbligo di iscrizione al registro delle imprese e di apertura della partita IVA per informatici è fondamentale se si lavora in maniera continuativa. Per farlo, basta chiedere al commercialista di inoltrare la richiesta all’Agenzia delle Entrate.

Ci vogliono solo pochi giorni: una volta ricevuto il codice identificativo sarà possibile partire con il lavoro e la fatturazione. A tal proposito, contestualmente viene richiesto di scegliere il proprio regime fiscale di appartenenza.

Qual è il regime fiscale migliore per gli informatici?

Fondamentalmente, si può scegliere tra due tipologie di regime fiscale: regime forfettario o flat tax, nel caso non si rientri nel quadro delle agevolazioni previste, il regime ordinario con contabilità semplificata.

Partita IVA con regime forfettario 2020

Il regime forfettario beneficia di una flat tax, ovvero di una vantaggiosa imposta unica che ammonta al 5% per i primi 5 anni nel caso di startup e diventa del 15% dal sesto anno in poi. A chi è consigliata, dunque? Sicuramente ai giovani e a chi ha guadagni ancora contenuti, non superiori alla soglia di reddito annuo di 65.000 euro. Le fatture sono emesse senza IVA e non c’è l’obbligo di fatturazione elettronica: l’unica accortezza consiste nel pagare il bollo sulle fatture di importo superiore a 77,47 euro.

Diversamente dal regime ordinario, non si scaricano tutte le spese, ma solo un forfait: da qui il nome forfettario. Il forfait è stabilito da un coefficiente di redditività ipotizzato per ogni tipologia di attività, chiamato Codice ATECO.

Ecco un esempio pratico di calcolo tasse per informatici a regime forfettario

Ipotizziamo il caso di un informatico al suo primo anno di attività, con un fatturato lordo di 30.000 euro.

Il coefficiente di redditività ATECO è identificato dalla cifra 62.02.00 e la detrazione dei costi è pari al 67%: l’imponibile su cui saranno pagati i contributi è quindi 20.100 euro.

I contributi INPS (iscrizione alla gestione separata) del 25,72% sono deducibili dal fatturato e vanno sottratti prima di calcolare la quota di tasse del 5% da pagare allo Stato.

20.100 euro –5.170euro di contributi INPS = 14.930 euro (nuovo imponibile) Imposta sostituiva da pagare (5% sul nuovo imponibile) = 747euro

Contabilità semplificata

Per chi non ha le caratteristiche richieste per aderire al regime forfettario, c’è il regime in contabilità semplificata. In questo caso ci sono più tasse da pagare, ma è possibile detrarre maggiori spese, non solo un forfait. C’è l’obbligo di fatturazione elettronica e in ogni fattura c’è ovviamente l’IVA, che va liquidata a scadenze fisse durante l’anno.

Esempio di calcolo tasse in contabilità semplificata

Ipotizziamo il caso di un informatico che lavora già da alcuni anni. Nel 2019 ha guadagnato 80.000 euro e ha avuto15.000 euro di costi di gestione. Dall’utile lordo di 65.000 euro vanno sottratti i contribuiti INPS per la gestione separata, che ammontano al 25,72% (16.718 euro). Dal 2021 la gestione separata avrà una aliquota del 25,98%.

Dal nuovo imponibile vanno tolte le tasse, ovvero l’IRAP del 3,9% e dal nuovo imponibile l’IRPEF della fascia di reddito equivalente e le addizionali IRPEF secondo comune o regione di residenza.

Quanto costa aprire la partita IVA per un informatico?

I costi di apertura della partita IVA per informatici sono contenuti, dato che le pratiche sono molto meno rispetto ad altre professioni.

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Ma vanno considerati ovviamente i costi di gestione annuali, oltre alla tassazione e ai contributi previdenziali.

Come funzionano i contributi INPS per informatici

Non avendo una cassa di riferimento, gli informatici devono iscriversi alla gestione separata dell’INPS, come gli altri professionisti. Ciò prevede il pagamento del 25,72% sul fatturato annuale, al netto delle spese.

Fisco Consulting offre un servizio di assistenza fiscale, apertura partita iva e gestione contabile annuale, compreso il successivo dichiarativo dei redditi.

Scrivici una mail a office@fiscoconsulting.it

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