FISCO CONSULTING

Canone Rai: possibile aumento dal 2022

Oltre al vertiginoso aumento delle bollette delle utenze energetiche, i contribuenti, a partire dal 2022, potrebbero vedere incrementato anche l’importo dovuto per il Canone Rai.

Le dichiarazioni rilasciate in Commissione di Vigilanza, infatti, se verranno accolte dal Governo, porteranno a un aumento dell’imposta radiotelevisiva che potrebbe essere anche piuttosto consistente.

In più, c’è la proposta, da parte dell’AD, Carlo Fuortes, di estendere l’onere del Canone Rai anche per i possessori di device multimediali quali tabletsmartphone o computer. Ad oggi, infatti, i possessori di questi apparecchi, grazie ai quali è possibile accedere a praticamente tutti i contenuti della televisione italiana (tra i quali anche quelli della Rai) non sono tenuti al pagamento del canone. Ma le cose potrebbero presto cambiare.

Uno dei temi è in primo luogo quello relativo all’importo del Canone Rai, che attualmente ammonta a 90 euro l’anno. Fuortes ha fatto notare come in altri paesi, la tassa versata dai contribuenti per il sostentamento della tv pubblica sia ben più salata. In Francia, ad esempio, ammonta a 138 euro, nel Regno Unito i contribuenti pagano 185 euro per mantenere la BBC. In Germania si versano 220 euro l’anno. Mentre i cittadini svizzeri sono tenuti a pagare addirittura 312 euro.

Insomma, in Italia, a detta di Fuortes, il Canone sarebbe «incongruo rispetto agli impegni che la Rai assolve nei confronti dei cittadini e nell’erogazione del suo servizio pubblico.»

Nell’articolo spieghiamo inoltre che cos’è il Canone Rai, qual è il suo importo attuale, chi può beneficiare delle esenzioni e come disdirlo. Infine, proveremo a capire cosa si devono aspettare i contribuenti per il 2022.

Canone Rai: che cos’è?

L’introduzione del Canone Rai risale a un tempo in cui lo Stato italiano non aveva ancora virato verso la sua attuale forma repubblicana. Fu infatti il Governo di Benito Mussolini, nel 1938, a volere una imposta che sanzionasse il possesso di un apparecchio radio (la televisione esisteva da appena un decennio ed era praticamente sconosciuta in Italia).

Al tempo, il contribuente che deteneva un «apparecchio atto alla ricezione di radioaudizioni» era tenuto al versamento annuale di un tributo di 8 lire.

Successivamente, nel dopoguerra, quando con lo sviluppo economico e tecnologico fecero sì che gli apparecchi televisivi si imponessero nelle case degli italiani, il Canone Rai fu esteso anche al nuovo elettrodomestico. Così che negli anni Cinquanta, il canone arrivò a pesare sulle tasche degli italiani per un importo pari a 15 mila lire.

Fu soltanto sessant’anni dopo, quando il Canone Rai aveva già raggiunto la cifra di 113,50 euro, che il Governo guidato da Matteo Renzi decise di includere l’imposta sulle bollette dell’energia elettrica. Il provvedimento si impose in ragione dell’elevatissimo numero di evasori del Canone Rai che ogni anno scansavano il versamento del tributo.

Così facendo, Matteo Renzi riuscì a ridurre il numero di evasori del Canone Rai, e contestualmente a ridurne anche l’importo. Che passo prima a 100 euro, durante il primo anno di introduzione di questa novità, e poi, nel 2017, a 90 euro, spalmati nelle varie bollette pagate nel corso dell’anno.

Chi è esentato dal pagamento del Canone Rai?

Ma, come dicevamo nell’introduzione, non tutti coloro che possono accedere ai contenuti televisivi sono tenuti al pagamento del Canone Rai. La normativa impone infatti il pagamento dell’imposta nelle bollette elettriche soltanto per coloro che siano provvisti di «apparecchi per la ricezione del segnale di radiodiffusione dell’antenna radiotelevisiva.»

Tra questi, dunque, non sono inclusi gli apparecchi che consentono la ricezione del segnale attraverso la connessione internet.

Al tempo stesso, registrata questa importante distinzione, vi sono altre categorie di contribuenti che non sono tenute al pagamento del Canone Rai:

  • i cittadini il cui reddito (riferito al nucleo familiare) sia inferiore a 8 mila euro l’anno, e che abbiano compiuto 75 anni;
  • diplomatici e militari stranieri;
  • gli esercizi commerciali la cui attività includa anche la riparazione di apparecchi televisivi.

Come ottenere l’esenzione dal pagamento del Canone Rai?

Tutte le categorie di contribuenti appena elencate, tuttavia, debbono compilare e inoltrare all’Agenzia delle Entrate una specifica dichiarazione per poter essere concretamente esentati dal pagamento del Canone Rai. Cioè per fare in modo che le loro bollette dell’energia elettrica non siano ulteriormente gravate dall’onere dell’imposta radiotelevisiva.

Occorre quindi procurarsi la Dichiarazione sostitutiva relativa al canone di abbonamento alla televisione per uso privato, disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Dopo essere stata compilata, essa deve essere inoltrata entro il 31 gennaio, ogni anno, al fine di beneficiare dell’esenzione.

I contribuenti in possesso dei requisiti possono compilare e inoltrare il documento in forma completamente telematica sul portale dell’Agenzia delle Entrate, accedendo alla propria area riservata.

Oppure, possono compilarla a mano, farne una scansione e inviarla via pec all’indirizzo cp22.canonetv@postacertificata.rai.it. O, ancora, possono chiuderla in una busta e spedire una raccomandata all’indirizzo “Ufficio Canone TV – Casella postale 22 – 10121 Torino”.

Come abbiamo detto, la dichiarazione deve essere rinnovata ogni anno. L’unica eccezione riguarda i cittadini ultrasettantacinquenni, per i quali la dichiarazione è valida fino a nuove comunicazioni.

Nell’eventualità, poi, che la dichiarazione sostitutiva non sia stata inviata per tempo, è possibile comunque ottenere l’esenzione dal pagamento del Canone Rai per le rate previste nel secondo semestre dell’anno. In questo caso, occorre inviare la propria dichiarazione entro il 30 giugno.

Chi fa i controlli sul canone Rai?

Il primo punto da affrontare è quello del soggetto: chi fa i controlli per stanare l’evasione dell’abbonamento tv è sicuramente l’Agenzia delle Entrate. Difatti, il cosiddetto “canone Rai” (o più infelicemente chiamato “abbonamento tv”) altro non è che una normalissima imposta erariale, il cui soggetto titolare è lo Stato. Più in particolare, si tratta di una tassa sul possesso di un bene, la televisione, come l’Imu lo è per la casa.

Ecco perché, al pari dell’imposta sul mattone che va pagata a prescindere dal fatto che l’immobile sia abitato o meno, anche il canone va versato anche se l’apparecchio resta spento o se viene utilizzato come monitor del computer o della consolle per videogiochi.

A maggior ragione va versato anche se il contribuente non intende vedere i canali della Rai, posto che la tassa in commento nulla ha a che fare con la televisione di Stato.

Ritornando al punto principale, solo l’Agenzia delle Entrate può fare accesso alle banche dati – di cui a breve diremo – per verificare l’evasione del canone Rai e procedere poi alla successiva riscossione forzata (per il tramite dell’Agente esattoriale).

Entro quanto tempo possono essere fatti i controlli

La seconda domanda che si deve porre il contribuente è: fino a quanto tempo l’Agenzia delle Entrate può chiedere gli arretrati del canone Rai? La risposta coincide la prescrizione del canone Rai che scatta dopo 10 anni.

Dunque, i controlli relativi a un determinato anno di imposta possono essere effettuati per i successivi 10 anni. L’eventuale richiesta di pagamento inviata entro tale termine interrompe i termini di prescrizione e li fa decorrere nuovamente da capo.

Anche l’invio della cartella di pagamento interrompe nuovamente la prescrizione che riparte da zero per un altro decennio.

Come non pagare il canone Rai?

Prima di chiederci come avvengono i controlli sul canone Rai, dobbiamo chiederci «quali comportamenti illeciti» devono essere stanati e costituiscono evasione fiscale.

Come abbiamo detto, il canone Rai, dal 2016, viene riscosso in automatico con la bolletta della luce a uso residenziale. Quindi, l’unico modo per non pagare l’abbonamento tv, è quello di dichiarare, con l’invio dell’autocertificazione spedita telematicamente ogni anno entro i termini di legge, di non possedere una televisione. Il contribuente che dichiari il falso commette illecito penale perché costituisce falsa attestazione a pubblico ufficiale.

Un secondo modo per non pagare il canone Rai è quello di intestare la luce a un familiare che già paga l’abbonamento, il quale, pertanto, non potrà subire il balzello sulla bolletta due volte. Si pensi al caso di un padre che intesti a sé medesimo, oltre alla luce della propria abitazione,  anche quella dei figli, benché non più conviventi e con un proprio stato di famiglia. A riguardo, il secondo contratto dovrebbe essere intestato come non residenziale e, per esso, bisognerebbe pagare tariffe più alte. Sembra però che non stia succedendo così. Difatti le società della luce hanno già notato alcune anomalie di utenti che si trovano ad essere titolari di due utenze, entrambe di tipo residenziale, mentre al contrario solo uno dei due contratti potrebbe rimanere residenziale.

Come avvengono i controlli sul canone Rai?

Veniamo ora al punto caldo. I controlli fiscali sull’evasione del canone possono avvenire in due modi: o con controlli a campione o in tutti quei casi in cui sorgono fondati dubbi sulla veridicità delle dichiarazioni sostitutive. In tal caso, il confronto delle banche dati pubbliche, cui può accedere l’amministrazione finanziaria, rileverà l’anomalia e farà accendere la lucina rossa del fisco.

Ma in che modo è possibile scoprire la falsa autocertificazione? La legge lo dice in modo molto chiaro [1]: incrociando le banche dati di anagrafe tributaria, Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico, Acquirente unico spa, ministero dell’Interno, comuni e «altri soggetti, pubblici o privati» come, ad esempio, le Pay tv o grandi aziende di telecomunicazioni (questi ultimi soggetti, però, in quanto privati, possono essere tenuti a rilasciare informazioni solo di fronte a un ordine dell’autorità giudiziaria). Ad esempio, è verosimile che il contribuente che abbia stipulato un abbonamento con una Pay tv abbia anche una televisione. Questa potrebbe essere una presunzione sufficiente per far scattare, quantomeno, la richiesta di chiarimenti se non definitivamente l’avviso di accertamento.

Nella gran parte dei casi, però, l’incrocio dei dati potrebbe non essere sufficiente a dare la certezza matematica della presenza della televisione in casa: perché una cosa è il sospetto della non veridicità dell’autocertificazione, un’altra è l’effettivo possesso della tv. Ed è solo quest’ultimo elemento che fa scattare il presupposto di imposta e, quindi, l’evasione fiscale. Come verificare, dunque, che all’interno della propria casa il contribuente – che prima ha dichiarato di non possedere apparecchi «atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive» – sia invece munito di tv? L’unico modo è l’accesso in casa della Finanza, accesso che può avvenire solo a determinate condizioni di garanzia del contribuente e sempre dietro autorizzazione del Procuratore della Repubblica. E qui un ulteriore ostacolo: il giudice, di norma, rilascia un mandato solo in presenza di gravi indizi di evasione. Gravi indizi che, quindi, dovranno essere necessariamente il confronto dei dati di cui abbiamo appena parlato.

Insomma, un controllo di evasione del canone Rai non è così semplice come, invece, il controllo dell’evasione dell’Irpef o dell’Iva. È un compito difficile, ma non certo impossibile. E, se il fisco intende dare una risposta chiara all’evasione che neanche la riforma sembra aver del tutto eliminato, c’è da credere che qualcosa si muoverà.

ULTIME NEWS

I NOSTRI SERVIZI ONLINE PIU' VENDUTI

flyer 2024 versione-01

Ogni giorno professionisti e aziende di tutta Italia usano i servizi di Fisco Consulting

Open chat
1
Ciao,
se hai bisogno di Info o Assistenza contattaci QUI.

Il Team di Fisco Consulting