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A ottobre colpi record per più di 720 milioni. Nel mirino la finanza decentralizzata che, spesso, non ha sistemi solidi e affidabili.

Uno degli ultimi, in ordine di tempo, si è concretizzato sul protocollo di finanza decentralizzata Moola. Un furto da 8,4 milioni di dollari.

Il valore in sé non è elevato. E tuttavia, dal 30 settembre ad oggi, l’alto numero di attacchi nel criptomondo consegna ad ottobre un primato non brillante. Secondo Chainalysis è il mese record per ammontare di criptoasset portati via: oltre 720 milioni di dollari. Il dato è importante anche sul lungo periodo. Da inizio anno i criptopirati sono riusciti a racimolare un malloppo di più di 3 miliardi di dollari.

Certo: com’è costume nel mondo degli hacker, i quali violano le strutture cibernetiche anche per mostrarne la scarsa solidità, non di rado parte delle somme vengono restituite dietro ricompensa (la cosiddetta “bug bounty” – premio per avere dimostrato l’esistenza di un difetto – è stata usata nella recente violazione del protocollo Mango e in quella della stessa Moola). Questo fatto, però, non modifica la dinamica di fondo. Il boom di furti è innegabile e, con questa tabella di marcia, il 2022 si candida a diventare l’anno contraddistinto dal maggiore controvalore in cryptocurrencies portato via dagli hacker.

Ponti tra blockchain

Già, gli hacker. Ma quali gli obiettivi principali nel mirino dei pirati del cripto mondo? A dar retta a Chainalysis ci sono, tra gli altri, i cosiddetti cross-chain bridges. Vale a dire: sistemi che consentono l’interoperabilità tra le diverse blockchain. Ebbene: al 12 ottobre 2022 ne erano stati violati tre nel mese corrente e le perdite complessive ad essi legate, sull’intero anno, ammontavano al 64% del totale. «Il fenomeno – spiega Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Blockchain e Distribuited Ledger del PoliMi – non stupisce più di tanto». Da una parte «l’interazione tra le diverse piattaforme è diventata ormai di primaria importanza»; dall’altra, però, «l’evoluzione tecnologica, com’è normale nell’innovazione di frontiera, non è ancora sufficiente matura. Di conseguenza, assistiamo purtroppo al fenomeno dei furti». 

Quei sistemi i quali, per l’appunto, appartengono soprattutto da protocolli alla finanza decentralizzata. Nel 2020 i criptoasset rubati dalla Decentralized Finance (DeFi) erano il 30% del totale; l’anno scorso l’incidenza è salita al 72% (su 3,2 miliardi di dollari in furti) per superare, oggi,il 90%. Al di là dei numeri: perché un simile accanimento? Per rispondere è dapprima utile ricordare in cosa consiste la Finanza Decentralizzata. Questa, in linea di massima, è costituita da un insieme di applicazioni (DApp – Decentralized App) che sfruttano piattaforme blockchain (ad esempio Ethereum) per la creazione di prodotti e servizi finanziari.

La loro operatività si basa sui cosiddetti smart contract. Cioè: contratti costituiti da stringhe di software i quali eseguono in automatico, al verificarsi di determinate condizioni, l’operatività prevista. Ebbene: nell’ultimo anno queste piattaforme hanno avuto una crescita esponenziale.

Il che, inevitabilmente, ha attirato l’interesse dei cyber bucanieri. Vero! Il livello dei depositi presenti nelle DeFi, in scia alla debacle di bitcoin&co, è crollato. Secondo defillama.com, dai massimi di novembre 2021, il valore nominale è diminuito di circa il 67%.

Ciò detto però, al di là che la ricchezza presente nella finanza decentralizzata resta importante (circa 53 miliardi di dollari), la crescita di simili protocolli ha contribuito a fare entrare la DeFi nel radar dei ladri. Hacker i quali hanno sfruttato, in particolare, la debolezza dei sistemi. Ne è la dimostrazione il fatto che, sempre a detta di Chainanalisys, i furti più importanti sono dovuti al cosiddetto “code exploit”. Vale a dire: lo sfruttamento di un buco, di un difetto nel codice del protocollo della piattaforma. In tal senso può ricordarsi che, nella tradizione del mondo cripto, i sistemi sono spesso basati sull’opensource. Un approccio che, da un lato, consente la forte trasparenza e democraticità alla DeFi stessa; ma che, dall’altro, se i codici non sono sviluppati in maniera più che efficiente e sofisticata prestano il fianco ad eventuali attacchi. «Il modello dell’open source -riprende Ametrano -consente, nel momento in cui esiste ad esempio una solida e valida comunità di sviluppatori, di migliorare notevolmente la funzionalità e l’efficacia del sistema». Quando, tuttavia, questa «condizione – peraltro necessaria ma non sufficiente- viene a mancare non è così difficile, per il malintenzionato, passare ai raggi X le stringhe di software e cogliere l’eventuale difetto».

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DECRETO SOSTEGNI BIS – Contributi a fondo perduto, calcolo sui bilanci per valutare il reale danno subito dalle partite IVA a causa della crisi da Covid-19.

Dopo l’approvazione del DEF, nell’agenda degli impegni del Governo c’è la messa a punto del decreto Sostegni bis.

Dopo le anticipazioni già fornite dal Ministro Giorgetti, è il Premier Draghi ad annunciare le novità in cantiere in relazione al nuovo fondo perduto, nel corso della conferenza stampa del 16 aprile 2021.

Stando a quanto dichiarato dal Presidente del Consiglio, si sta valutando di sdoppiare il pagamento del nuovo contributo a fondo perduto, prevedendo l’erogazione di una quota in acconto e dell’importo “conguagliato” a saldo.

Il decreto Sostegni bis potrebbe quindi creare un nuovo metodo di calcolo per la seconda rata, basato su quanto emerso dal bilancio d’esercizio, o meglio dall’utile o dall’imponibile fiscale, accanto ad una prima rata erogata secondi i criteri già fissati dal decreto n. 41/2021.

L’obiettivo è duplice: da un lato, garantire l’erogazione rapida dei nuovi sostegni ma, in parallelo, attribuire a ciascun titolare di partita IVA un aiuto che sia calcolato in base alle reali perdite subite.

Fondo perduto con calcolo sui bilanci, nuovi sostegni con doppio pagamento: novità

Il requisito del calo del fatturato, ai fini dell’accesso ai contributi a fondo perduto del decreto Sostegni, è stato adottato al fine di garantire pagamenti rapidi alle imprese beneficiarie.

Ed è per questo che in vista del varo del decreto Sostegni bis – anche detto “decreto Imprese” – il Governo è intenzionato ad adottare un nuovo criterio di calcolo dei contributi a fondo perduto, un “indicatore di risultato di esercizio”.

Lo scoglio da superare è relativo però ai tempi.

Attendere l’approvazione dei bilanci vorrebbe dire rinviare l’erogazione dei nuovi aiuti al mese di luglio.

Ed è per contemperare l’esigenza di aiuti rapidi ed equità che si va profilando l’ipotesi di un pagamento doppio, in acconto e saldo.

Contributi a fondo perduto a rate: pagamento in acconto e saldo nel decreto Sostegni bis

Tra le ipotesi in campo, secondo quanto affermato dal Ministro Giorgetti ed evidenziato dal Premier Draghi durante la conferenza stampa del 16 aprile 2021, c’è quindi quella di sdoppiare il pagamento della nuova tranche di aiuti economici.

Il Ministro dello Sviluppo Economico ha affermato quanto segue:

se riusciamo a contemperare, diciamo così, l’approvazione dei bilanci ed eventualmente un’ulteriore anticipazione in termini di acconto, basata sul fatturato, per chiudere poi prevedibilmente nei tempi di giugno o luglio sui bilanci e dare una distribuzione equa, ecco, probabilmente avremmo realizzato compiutamente una più equa distribuzione degli indennizzi.

Le anticipazioni fornite alla Camera, in occasione del question time del 14 aprile 2021, aiutano a delineare il profilo dei nuovi contributi a fondo perduto, anche se è ancora tutto in divenire.

L’ipotesi di un pagamento in acconto, da erogare secondo i criteri di calcolo previsti dal decreto Sostegni n. 41, e di una seconda quota a saldo, basata sui risultati dei bilanci, garantirebbe un ristoro più equo alle imprese, che dal loro canto dovrebbero però attendere fino a giugno o luglio per l’erogazione dell’importo complessivamente spettante.

I tempi potrebbero però dilatarsi per le partite IVA che non presentano il bilancio. In tal caso, il calcolo della seconda quota di contributo spettante potrebbe essere effettuato in base all’imponibile fiscale, ma bisognerebbe attendere fino al 30 novembre 2021, scadenza per la presentazione della dichiarazione dei redditi.

Appare necessario specificare che si tratta solo delle prime ipotesi emerse. Il testo del decreto Sostegni bis è ancora in fase “embrionale”. Secondo le ultime anticipazioni, l’obiettivo dell’Esecutivo è di approvarlo in tempo brevi e possibilmente entro il mese di maggio.

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